A Ravanusa il bilancio è di 7 morti ma sono ancora dispersi padre e figlio

AGI – Selene, la mamma promessa diventata “la figlia di tutti”, trovata sotto un ammasso di cemento. E un padre e un figlio che si cercano ancora. Si scava senza tregua a Ravanusa, scenario sabato scorso di devastazione e morte dopo l’esplosione che ha fatto collassare gli edifici di via Trilussa.

Sette i morti, ma continuano le ricerche dei due ultimi dispersi: Giuseppe e Calogero Carmina, padre e figlio di 88 e 59 anni: non erano a casa loro e si cerca altrove.

Alle prime luci del giorno, intorno alle 6.30, sono stati individuati quattro cadaveri, compreso quello di Selene, l’infermiera trentenne, al nono mese di gravidanza, “la figlia di tutti”, ha detto la prefetta di Agrigento; si sono aggiunti ai tre che hanno reso più buia la notte tra sabato e domenica.

Una volta fuori dalle macerie, l’aria è stata squarciata dalle grida della madre: “Lasciatemi morire, non voglio più vivere”. Decisiva la segnalazione di Luna, labrador di sei anni che fa parte dell’Unità cinofila dei vigili del fuoco di Palermo. Si è soffermata sul posto e ha scodinzolato in modo agitato. Era l’indicazione che c’era qualcosa. Il primo corpo era a pochi centimetri sotto le macerie. 

La procura di Agrigento indaga per omicidio e disastro colposi. L’ipotesi privilegiata è che l’esplosione sia stata causata da “un accumulo sotterraneo di gas”, ha detto il colonnello Vittorio Stingo. 

“Dobbiamo capire – ha aggiunto il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento – se questo accumulo sia stato causato da una frana che ha prodotto una caverna sotterranea o da altro. Di certo l’esplosione è stata prodotta da una grande quantità di gas”.

“Non risultano segnalazioni recenti relative a presunte perdite di gas, né a noi, né alla società che gestisce l’impianto”, ha proseguito spiegando che “da un controllo di manutenzione ordinaria e non straordinaria, non erano emerse criticità. Dovremo valutare la modalità di questo controllo”.

Italgas Reti, in relazione alle notizie circa presunti lavori di manutenzione eseguiti da Italgas sulla rete di Ravanusa nei 5 giorni precedenti l’esplosione, afferma che, sulla base di quanto registrato nei sistemi aziendali, “non vi è evidenza di lavori eseguiti sulla rete stradale, ma unicamente interventi routinari eseguiti su contatori domestici e su alcune valvole stradali da eseguire con cadenza periodica”. Questi interventi, “si sono svolti nell’abitato di Ravanusa in vie distanti dal luogo dell’evento. Gli interventi effettuati rientrano tra quelli ciclici di manutenzione programmata, sono riferiti alle verifiche di manovrabilità delle valvole di rete e non comportano interventi sulle tubazioni”, prosegue la nota. Interventi, conclude Italgas, che consistono nelle operazioni di “ispezione e pulizia del pozzetto; ingrassaggio della valvola; verifica di manovrabilità della valvola”.

“Ravanusa è una terra di frane. Lo è tutta la provincia. Un territorio fragile – ha affermato la prefetta di Agrigento, Maria Rita Cocciufa – colpito da piogge torrenziali ripetute e che sono seguite a una estate torrida. Credo che occorrerà un intervento normativo ad hoc per quanto è accaduto perché non rientra nelle normali circostanze che conducono allo stato d’emergenza o alla stato di calamità… si dovrà pensare a una sorta di stato d’emergenza per frane”.

E ha insistito: “Dopo il recupero dei dispersi, bisognerà pensare a ridare fiducia e prospettive a questa gente. Con la Regione dovremo pansare agli strumenti necessari. E sono qui per dire che le istituzioni, lo Stato, faranno fino in fondo la propria parte”.

Sette, dunque, le vittime finora accertate. Tre sono state recuperate domenica: il professore di storia e filosofia Pietro Carmina, 68 anni, la moglie Carmela Scibetta, dirigente Affari generali del Comune di Ravanusa, e Calogera Gioacchina Minacori, di 59.

Le altre quattro dopo circa 30 ore di ricerche senza pause: Selene Pagliarello, 30 anni, e il marito Giuseppe Carmina, 35, insieme al padre di quest’ultimo – Angelo – e alla madre Enza Zagarrio, 69 anni, che abitavano al terzo piano. Selene e Giuseppe, avevano celebrato le loro nozze lo scorso 10 aprile: la trentenne infermiera del pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Dio, era andata a trovare i suoceri col marito. Avrebbe partorito fra una settimana il piccolo Samuele.

“Era donna positiva, disponibile e sempre sorridente, una bravissima infermiera, felice di essersi sposata con Giuseppe e di attendere un figlio”, ricordano alcuni amici. 

“Il nostro cuore è turbato. Ma andiamo avanti nella solidarietà e nella fede”, ha detto in serata l’arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, nella chiesa madre del paese, alle spalle dell’area devastata dall’esplosione. Intanto, la gente di Ravanusa non lascia la zona della tragedia. Da giorni attende che siano recuperate tutte le persone.

A volte il suono singolo della tromba dei vigili del fuoco tiene tutti immobili e silenti: è il segnale che potrebbe esserci qualcosa. Il doppio suono fa ripartire i macchinari e le ricerche.

Si parla, si prega, ci si stringe, tutti rivolti verso la devastazione che ha cambiato per sempre questo paese di 10 mila anime. Una donna si è inginocchiata, si è segnata con la croce e ha lasciato tra le macerie una stella di Natale. 

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