Berrettini può davvero vincere Wimbledon?

AGI – L’entusiasmo è un bellissimo sentimento: ma se si applica su un campo da tennis in erba può anche essere causa di brutti scherzi. Di Matteo Berrettini, con un felice anagramma già soprannominato “Erbettini” siamo tutti entusiasti. È tornato dopo 83 giorni di inattività agonistica causa operazione al mignolo destro, ha vinto a Stoccarda prima e al Queen’s poi, in questo caso bissando il successo dell’anno scorso. Cose da pazzi, impronosticabili anche solo qualche mese fa .

Il bilancio è di venti vittorie vinte sulle ultime ventuno partite giocate sull’erba e l’unica persa è quella della finale di Wimbledon ’21… Ma quell’entusiasmo sta portando molti a sostenere che il nostro meraviglioso Matteo è il superfavorito: e qui bisogna andarci un po’ più prudenti, come sa bene anche lui, che dopo aver alzato la coppa del Queen’s ha dichiarato “Voglio vincere Wimbledon ma so che non sarà per niente facile”.

Vediamo perché. Intanto quando si gioca tre se su cinque, come tutti sanno, si tratta di un altro sport rispetto al format classico delle partite giocare a meglio dei tre set. C’è un dispendio assai maggiore di energie fisiche e mentali. E Matteo, per l’appunto, ha giocato dieci incontri in due settimane dopo essere stato fermo ai box per quasi tre mesi.

Il che, se vogliamo, è una buonissima notizia perché polso, addome e caviglie di Matteo (le sue zone “erronee”) hanno risposto alle sollecitazioni senza dare segnali di fastidio. E in più il nostro ha ora una settimana di tempo per tirare il fiato. Ma a Wimbledon il carico psicofisico è superiore. E, come Matteo sa benissimo, si gioca sull’erba in pratica per la prima settimana: la seconda trattasi clericianamente di erba battuta, superficie dove il nostro (che attualmente è il miglior giocatore su erba pura del pianeta) può non rivelarsi così devastante.

Per dire: al Queen’s, dove l’erba ha tenuto meglio del previsto fino alla fine, Matteo ha faticato solo contro Kudla, in una giornata per lui psicologicamente pesante. Nella finale di Stoccarda, dove in campo di erba non ce n’era più, contro un combattente agè ma pur sempre guerriero come Andy Murray ha faticato parecchio. Ed è un dato di cui tenere conto.

Nel valutare le due dorate settimane di Matteo non si deve perdere d’occhio, fra l’altro, il valore degli avversari. Il tennista che oggi appare come il più rispettabile avversario di Matteo per la leadership sull’erba, Hubert Hurcacz, ha vinto ad Halle battendo nell’ordine Cressy (n.60), Humbert (103), Auger Aliassime (9), Kirgios (45 ma qui la classifica conta poco) e Daniil Medvedev (n.1).

Al Queen’s Matteo ha superato Evans (33), Kudla (78) Paul (35), Vad der Zandschulp (26) e Krajinovic (31). I tornei si vincono battendo l’avversario che hai di fronte chiunque sia, certamente: ma salta all’occhio la differenza degli avversari incontrati. E dato che il polacco a Wimbledon vorrà vendicare la sconfitta in semifinale patita l’anno scorso proprio per mano di Matteo ecco che anche da questi segnali è giusto dedurre una certa dose di prudenza.

E poi ci sono “quelli”. Gli dei che caleranno ai Championships immanenti come Zeus dall’Olimpo. Rafa&Nole, Nole&Rafa. Lo spagnolo si è sottoposto a trattamenti potenti per rendere il suo piede malato più affidabile e ha vinto i primi due Slam dell’anno. Djokovic, (che battè Matteo in finale l’anno scorso)  nel 2022 ha vinto solo a Roma e quello di Church Road potrebbe essere (incredibilmente) l’ultimo suo Slam dell’anno visto che per giocare a New York ci vuole la prova di essersi sottoposto al vaccino anti Covid e, si sa, da quell’orecchio Nole non ci sente.

Entrambi gli dei sperano che la calura renda presto l’erba classica erba battuta: e se ciò dovesse avvenire per gli erbaioli classici sarebbero dolori. Augurio che probabilmente si rivolge anche il giovine Alcaraz, la cui performance sull’erba è tutta da valutare.

Matteo, di suo, può mettere sul piatto soprattutto i miglioramenti messi in mostra in queste due settimane. Ovvero: 1) una seconda in kick che salta di più (anche al centro) e gli porta più punti rispetto al solito. 2) Uno scatto in avanti per raggiungere la rete più rapido e convinto 3) Il passante di rovescio in extremis giocato ad una mano: che per lui non sarà mai una prassi ma se riesce alla psiche dell’avversario fa male assai.

Detto questo Matteo si presenterà a Wimbledon accompagnato da un’aura positiva come mai gli è successo in carriera. Il perfetto connubio  di efficacia tennistica e bellezza personale che rappresenta fa di lui un leader assoluto. Prudenza dunque: ma il tentativo di vincere il torneo più importante al mondo non è mai stato così fondato come quest’anno. Del resto: se non ora, quando?

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