Il comitato etico dell’atletica mondiale ha deciso di ternersi fuori dal caso Schwazer

AGI – L’Athletics Integrity Unit (AIU), il comitato etico dell’atletismo mondiale, a quanto apprende l’AGI, avrebbe deciso di non entrare nel caso di Alex Schwazer. L’organismo mondiale, fondato dalla stessa federazione di atletica leggera (ex Iaaf, oggi World Athletics) ed entrato operativo il 4 aprile del 2017 per combattere il doping nella ‘Regina dello sport’, fa sapere che “il caso di Alex Schwazer è precedente all’Athletics Integrity Unit e quindi trattato da World Athletics”.

L’AIU, organo inquirente e giudicante in materia di doping ed etica nell’atletica leggera, risulta impegnata anche nella vicenda del doping nell’atletica russa: la federazione russa RusAF è sospesa dall’ex Iaaf, che comunque aveva un comitato etico, da fine novembre 2015.

Nei giorni scorsi il presidente di World Athletics, Sebastian Coe sul caso Schwazer aveva dichiarato, “World Athletics e Athletics Integrity Unit sono assolutamente fedeli alla posizione assunta”. Lo stesso Coe aveva avvertito l’Italia, dopo le dichiarazioni del presidente del Coni Giovanni Malagò e del numero uno dell’atletica Stefano Mei – che chiedevano chiarezza sul caso Schwazer – ammonendo, “non voglio che l’Italia si trovi dalla parte sbagliata di questa storia”. 

Come funziona l’AIU

La funzione dell’Athletics Integrity Unit è ufficialmente indipendente dall’operato della World Athletics, ma resta comunque una sua emanazione. Prima dell’aprile di quattro anni fa l’ex Iaaf aveva un dipartimento antidoping. A capo c’era Thomas Capdevielle colui che nel pomeriggio del 21 giugno 2016 notificò la seconda positività di Schwazer alla Federatletica italiana.

Dall’aprile 2017, Capdevielle è il responsabile dei controlli antidoping in seno all’Athletics Integrity Unit della quale è anche vicedirettore. Il funzionario francese, come si legge negli incartamenti giudiziari del Tribunale di Bolzano, è colui che scrisse la parola ‘complotto contro AS’ (AS era Alex Schwazer) in uno scambio di email con il consulente legale dell’allora Iaaf, Ross Wenzel. Messaggi che si riferivano al braccio di ferro del laboratorio di Colonia nel non consegnare – cosa poi avvenuta nel febbraio 2018, un anno dopo la richiesta del giudice italiano – le provette contenenti le urine di Schwazer. Il giudice bolzanino Walter Pelino in merito parlò di “pressioni indebite e frode giudiziaria”. Nello stesso statuto della World Athletics si legge, “tutte le questioni antidoping sono gestite dall’Athletics Integrity Unit”.

L’organo inquirente e giudicante in materia di doping ed etica nell’atletica leggera, che ha comunicato di non occuparsi del caso Schwazer perché antecedente la sua operatività, si sta occupando con una taskforce dell’evolversi della situazione in Russia con la federazione nazionale di Mosca (RusAF) sospesa per casi di doping da fine novembre 2015.

Perché Schwarzer potrebbe ancora andare a Tokyo

L’intero incartamento della vicenda Schwazer prossimamente approderà sui banconi della Corte Federale svizzera. I legali del marciatore altoatesino chiederanno alla massima autorità giudicante in territorio elvetico il provvedimento di sospensione della squalifica di 8 anni inflitta a Schwazer nell’agosto 2016 dal Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna, organa giudicante in ambito sportivo.

Perché sospensione? Il 18 febbraio scorso il giudice Pelino, nell’archiviare il procedimento penale per doping a carico di Schwazer, nelle 87 pagine aveva evidenziato diversi aspetti molto significativi. Il giudice ha ritenuto che “i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer l’1.01.2016 siano stati alterati allo scopo di risultare positivi” citando il “sistema autoreferenziale da parte di Wada (agenzia antidoping) e Iaaf che non tollerano affatto controlli dall’esterno ed anzi siano pronte a tutto per impedirlo, al punto da produrre dichiarazioni false e porre in essere frodi processuali”.

La Corte Federale svizzera nel maggio 2020 aveva respinto la richiesta di annullamento della squalifica anche perché non vi erano elementi nuovi. Ora, con la sentenza del giudice Pelino, le porte per una partecipazione di Schwazer alle Olimpiadi di Tokyo non sono tecnicamente chiuse.

Se la Corte Federale svizzera ammetterà le novità, ovvero quanto scritto dal giudice bolzanino, potrà emettere un decreto di sospensione della squalifica e quindi consentire all’atleta di gareggiare. Si tratterà comunque di un provvedimento provvisorio in attesa di quello definitivo del Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna che, a quel punto, potrebbe confermare la squalifica oppure annullarla. In caso di sospensione Schwazer potrebbe gareggiare sub-judice ma essere estromesso dalle classifiche in un secondo momento, ovvero quando il Tas si pronuncerà.

Articolo aggiornato alle ore 16,30

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