Il fenomeno Erling Haaland

Con l’ultima doppietta in Champions, Erling Haaland conferma di essere un fenomeno capace di segnare 39 reti in 29 partite in tutte le competizioni nel 2019-20. La media di 1,3 gol a partita, l’aver segnato nella stessa stagione con due maglie diverse in Champions – secondo a riuscirci nella storia della manifestazione dopo Mbappe – le 6 triplette stagionali e il fatto che abbia solo 19 anni fanno della punta norvegese un caso unico nel calcio mondiale.

Un centravanti entrato di forza in Europa realizzando all’esordio nella coppa dalle grandi orecchie una tripletta al Genk nel primo tempo a soli 19 anni. Oltre ad essere il calciatore più giovane ad aver segnato più gol nelle prime 3 gare di Champions, Haaland ha stupito tutti per la maturità con cui affronta le grandi sfide. La Champions sembra il suo palco preferito e con 10 gol in 7 partite è diventato il primo sotto i 20 anni a segnare 10 gol in una sola stagione nella competizione, 10 gol quanti quelli segnati dall’intero Borussia in questa stagione in Europa.

Si tratta di un giovane veterano, pagato a dicembre 20 milioni dal Dortmund, in gol all’esordio sia con il Salisburgo che con il Borussia, che non ha mai smesso di migliorarsi. Se il 12 maggio in Salisburgo-Lask ha realizzato la sua prima rete con gli austriaci, con il Borussia ne ha segnate 3 contro l’Augusta alla sua prima in Bundesliga. I numeri dicono 20 gol in 50 presenze con il Molde, 29 reti in 27 partite con il Salisburgo e 11 gol in 7 presenze con la maglia del Borussia squadra con la quale non è andato a segno soltanto nella partita con il Bayer Leverkusen in campionato.

Erling Haaland è un centravanti di rara potenza. Mancino di 194 centimetri capace di fare reparto da solo. Si ispira a Ibrahimovic ma rispetto al fuoriclasse svedese ha capito prima quanto possa pesare in zona gol. Ibra, tra Malmo e Ajax, nei primi 4 anni di carriera – gli stessi di Haaland in questo momento in formazioni professionistiche – non era riuscito a trovare la porta con la stessa continuità del colosso norvegese. Sebbene non abbia ancora segnato in nazionale maggiore, con le giovanili – in cui ha militato stabilmente fino al 2019 – ha segnato 30 gol in 46 partite.

Tornando ai grandi numeri del talento, figlio di Alf-Inge Haland, ex calciatore professionista che giocava nel Leeds United quando lui è nato (il 21 luglio 2000 a Leeds in Inghilterra), si registrano fino a oggi 60 gol in 100 partite con le maglie dei vari club, di cui ben 8 triplette. Un percorso eccezionale iniziato in sordina: nella sua prima stagione da professionista con il Bryne aveva giocato 16 partite senza segnare nessun gol.

Le due reti con cui ieri sera ha deciso la sfida contro il PSG sono un compendio del suo talento. Il primo è un gol di rapina in cui Haaland ha sfruttato il fisico per inserirsi tra i due difensori parigini e poi, dopo una carambola, si è avvitato su se stesso in maniera fulminea per avventarsi sul pallone e spingerlo in rete a pochi passi dalla porta. La velocità di reazione e corsa è uno dei marchi caratteristici del talento norvegese. Ieri ha percorso 60 metri di campo in 6,64 secondi, 0,30 in più rispetto al record mondiale. La seconda rete è nata da un missile sparato di sinistro da fuori area. Un tiro violento e preciso che si è insaccato quasi all’incrocio dei pali.

Il controllo di Haaland nel momento in cui ha ricevuto il pallone è stato orientato già per il tiro. Ha rallentato la sua corsa per ricevere il pallone da Reyna, controllarlo col sinistro e con lo stesso piede ha fulminato Navas – incolpevole – che ha azzardato il tuffo quando ormai la palla, troppo veloce, lo aveva quasi superato. Per riassumere le sue qualità basta la frase detta da un giornalista norvegese a ESPN: “E’ forte come un orso ed e’ veloce come un cavallo. E’ un killer, una macchina da gol”, che sembra essere solo all’inizio della sua corsa. 

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