Il successo di FaceApp tra narcsismo e nausea. Intervista a Paolo Crepet 

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“Le app e i social hanno esasperato il nostro narcisismo. Vedersi da vecchi è una curiosità legittima, il narcisismo è un’inclinazione naturale. Ma lo è anche la nausea, e prima o poi ci si stancherà di tutto questo”. Paolo Crepet, psichiatra e opinionista, spiega all’AGI il motivo del successo di FaceApp, l’applicazione che modifica le foto aumentando l’età dei soggetti di qualche decennio.

“Tutti desideriamo modificare in qualche modo la nostra immagine. Ma non è niente di nuovo. Era già un’esercizio che facevo 20 anni fa con i miei studenti. Allora avevamo dei Macintosh e con dei programmini chiedevo agli studenti di fare qualche esperimento sulla propria immagine. E già allora tutti modificavano la propria identità in qualche modo, anche quella sessuale. È una risposta automatica: quando vedi una tua foto vuoi modificarla in qualche modo, migliorare qualcosa, ed è questo il segreto del successo di molti social network con i loro filtri per cambiare le foto. Però tutto è ciclico, e questa app fa solo qualcosa di diverso: invece che ‘migliorare’ la nostra immagine, la invecchia. È solo un nuovo un nuovo strumento per tenerci incollati ai social, e non mi pare nemmeno troppo innovativo”.

Ma modificare la propria immagine, spiega Crepet, ha un effetto anche sul modo in cui noi vediamo noi stessi, come ci percepiamo e come vorremmo essere: “È un fatto che per una porzione di utenti dei social, anche se minima, modificare le proprie foto può portare a desiderare di cambiare un po’ anche se stessi. In alcuni può portare a un’esigenza fisica di nuovi connotati. Ed è un cambiamento antropologico: non ti accetti più come sei e vuoi diventare come l’immagine perfetta di te in foto. Ci sono diversi chirurghi che mi hanno raccontato di persone che chiedono interventi sul proprio corpo perché oggi sono molto fotografati”.

Un’esasperazione effimera. E l’ombra della nausea

Eppure, spiega lo psichiatra, tutte queste possibili evoluzioni e esasperazioni della propria immagine sono destinate a durare poco, “il tempo di qualche settimana, di un’estate, come i tormentoni musicali estivi”, ma “è importante considerare che il nostro narcisismo è aumentato esponenzialmente con questi strumenti. Il narcisismo è una tendenza naturale, e potenzialmente le sue mire sono illimitate. Per soddisfarlo si cerca di ‘inventare’ sempre qualcosa di nuovo. Se guardiamo i nuovi modelli di smartphone, la cosa che cambia sempre è la potenza delle telecamere per fare foto sempre più definite. Questo è perché chi produce smartphone sa che ormai con questi device si usano più per le foto che telefonate. Inoltre, se oggi in moltissimi sui social hanno modificato la propria foto per condividerla è perché oggi è legittimo essere curiosi di vedere come si sarà da vecchi: è molto probabile che molti di noi lo diventeranno. Magari duecento anni fa non sarebbe importato a nessuno vedersi ad 80 anni, perché difficilmente ci sarebbero potuti arrivare”.

Ma c’è un altro aspetto da considerare, spiega Crepet: “Come il narcisismo, noi abbiamo anche un’altra inclinazione naturale: la nausea. Noi a un certo punto proviamo nausea, e penso che cominciamo a provarla anche per questi strumenti. I giganti tecnologici lo sanno e per questo cercano sempre nuovi strumenti per tenerci incollati agli schermi. Credo che se ne stiano accorgendo anche i social network. Il loro ciclo è piuttosto breve. E fa parte di una normale linea evolutiva di questi strumenti”, conclude.

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