La metà degli omicidi in italia avviene in famiglia. Un rapporto

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L’anno scorso il 49,5% degli omicidi volontari commessi in Italia (163 su 329) sono avvenuti all’interno della sfera familiare o affettiva: la percentuale più alta mai registrata in Italia, cresciuta ulteriormente (+10,3%) nei primi cinque mesi di quest’anno. E il 67% (109) delle vittime di omicidi in famiglia del 2018 sono donne.

Sono dati allarmanti quelli che emergono dall’ultimo Rapporto Eures sul fenomeno. Il maggior numero di vittime (49,1%) degli omicidi in ambito familiare si registra all’interno della relazione di coppia (in essere o passata) ma a crescere (del 47,6%, dai 20 del 2017 ai 31 del 2018) sono i figlicidi. Complessivamente, dal 2000 a oggi, gli omicidi in famiglia sono stati 3.539, in media uno ogni 3 omicidi volontari commessi nel nostro Paese. 

Nel 2018 le vittime degli omicidi familiari aumentano al Sud (+14%, da 57 a 65 vittime) e al Centro (+7,1%, da 28 a 30) mentre diminuiscono al Nord (-16%, da 81 a 68) che conferma comunque il più alto numero di vittime. A livello regionale, la Lombardia, con 29 omicidi in famiglia nel 2018 (+11,5) si colloca al primo posto per numero di vittime, concentrando nel proprio territorio il 17,8% del fenomeno totale; seguono il Lazio (17 vittime nel 2018 contro le 10 del 2017), la Campania (17 vittime nel 2018, stabili rispetto al 2017), la Sicilia (16 vittime, 4 in più rispetto all’anno precedente) e la Calabria (11 nel 2018 rispetto a 5 nel 2017).

Tra le province è Roma a registrare il record degli omicidi in famiglia nel 2018 (11, pari a +57,1% sul 2017, di cui 6 nella capitale), seguita da Caserta (9), Monza Brianza (8), Torino e Catania (7), Cagliari e Milano (5). Tra il 2000 e il 2018 le vittime al Nord sono state 1.625, pari al 45,9% del totale, seguite dalle 1.237 del Sud (35%) e dalle 677 del Centro (19,1%).

L’omicidio in famiglia colpisce in misura sempre più frequente gli anziani: le vittime over 65 raggiungono il 30,1% del totale (49 in valori assoluti nel 2018), a fronte del 18% del 2000. Aumenta contestualmente anche l’età media delle vittime, che passa dai 45 anni nel 2000 ai 48,8 dell’anno scorso. I ricercatori dell’Eures lo spiegano in parte con “il crescente fenomeno degli omicidi pietatis causa (o compassionevoli), dettati cioè dalla decisione dell’autore di porre fine ad una condizione di disagio estremo della vittima (grave malattia, demenza senile, ecc.) da lui ritenuta insostenibile” (23 casi nel 2018).

L’autore degli omicidi in famiglia nell’88,1% dei casi è un uomo, con un’età media passata da 43,9 anni nel 2000 a 51,5 nel 2018. Resta forte l’incidenza di vittime straniere (33, una su 5), il 10% in più rispetto alle 30 del 2017. 

Il coinvolgimento dei figli

Come detto, all’interno dell’omicidio in ambito familiare è nella relazione di coppia che si consuma il maggior numero dei delitti: nel 2018 sono 80 le vittime tra coniugi, ex coniugi o ex partner, pari al 49,1% degli omicidi in famiglia. Vittime che nel 91,3% dei casi sono donne. Sempre nel 2018 gli “omicidi di coppia” complessivamente considerati risultano in crescita del 5,3%: le vittime donne aumentano del 9% (da 67 a 73 vittime), quelle maschili diminuiscono del 22,2% (da 9 a 7). All’interno della coppia la relazione più a rischio è quella coniugale o di convivenza, con 60 vittime (54 donne e 6 uomini); anche la fine di un rapporto rappresenta un fattore di rischio (soprattutto nei femminicidi), con 13 vittime nel 2018.

A destare preoccupazione è il tema dei figlicidi: si contano infatti 31 figli uccisi dai genitori nel 2018, con una crescita del +47,6% sull’anno precedente. I 31 figlicidi censiti sono stati commessi in 20 casi dai padri (pari al 64,5%) e in 11 casi dalle madri (35,5%). La responsabilità delle madri è stata esclusiva nei 4 omicidi di figli di età inferiore ad un anno per poi scendere al 40% nella fascia 1-5 anni e al 33,3% nella fascia 6-13 anni.

In diminuzione (-34,4%) il numero dei genitori uccisi dai figli: nel 33,3% dei casi l’autore aveva disturbi psichici, la cui gestione, avverte l’Eures, “è spesso demandata alla esclusiva cura di genitori sempre più anziani e sempre meno capaci di gestire situazioni multiproblematiche, senza un adeguato supporto di strutture di ricovero e di cura”, negli altri alla base del gesto figurano liti, dissapori e moventi economici.

I dati dei primi mesi del 2019

L’andamento degli omicidi in famiglia nei primi 5 mesi del 2019, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, segnala una nuova crescita del fenomeno (+10,3%, da 58 a 64 vittime), che arriva a rappresentare il valore record del 51,2% degli omicidi totali. Aumentano, in particolare, gli omicidi all’interno della coppia (da 29 a 32), i genitoricidi (da 7 a 9) e i fratricidi (da 3 a 5). Aumentano le vittime di sesso maschile (da 15 a 29), calano quelle femminili (da 43 a 35). Nel complesso, i dati provvisori del periodo maggio-giugno 2019 confermano la complessiva flessione del numero di omicidi volontari commessi in Italia: -10,7%, da 140 a 125.

I dati sui femminicidi

In Italia nel 2018 sono state uccise 130 donne, in media una ogni tre giorni. Ben l’83,8% delle donne uccise l’anno scorso in Italia (109 su 130) ha trovato la morte per mano di un familiare, di un partner o di un ex partner. L’incidenza di vittime femminili sul totale degli omicidi volontari – che nel periodo 2000-2018 si è attestata sul 29,6% – dopo essere scesa dal 38% del 2016 al 35,6% del 2017 è tornata a salire fino al 39,5% l’anno scorso: in termini assoluti, le donne uccise sono state 156 tre anni fa, 141 nel 2017 e 130, appunto, l’anno scorso. Un trend in calo che pare confermato anche dai dati, ancora provvisori, del periodo gennaio-maggio 2019, quando le donne uccise sono state 35, il 18,6% in meno rispetto alle 43 dello stesso periodo dell’anno precedente. 

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