Le violenze scuotono il calcio, la Turchia si ferma

AGI – La violenza scuote il calcio in Europa: l’ultimo episodio, gravissimo, arriva dalla Turchia, dove il campionato di Super Lig è stato sospeso in seguito al pugno sferrato a un arbitro dal presidente dell’Ankaragucu, club della massima serie, al termine della sfida casalinga di lunedì sera contro il Rizespor. Il patron della squadra della capitale, Faruk Koca, è stato arrestato insieme ad altre due persone e nella notte la federcalcio turca (Tff) ha ordinato lo stop del torneo “fino a nuova comunicazione”.

“Questo disumano, vile e deprecabile attacco non è stato diretto solo a Halil Umut Meler ma contro tutti i soggetti del calcio turco”, ha denunciato la federazione in una nota in cui ha promesso “massimo rigore”. “Gli errori fanno parte dello sport, tirare i pugni no”, ha sottolineato il presidente della federazione, Mehmet Buyukeki, “non buttiamo fango sul campionato turco, non deprezziamo il nostro marchio”.

A scatenare la folle reazione di Koca era stato il calcio di rigore concesso da Meler al 97mo minuto che ha poi fissato il punteggio finale sull’1-1. Il presidente dell’Ankaragucu dal 2002 al 2011 è stato parlamentare per il partito Akp del presidente Erdogan che lo ha subito sospeso e ha aperto un’indagine in vista di una probabile espulsione. “Il mio cervello è impazzito”, ha provato a giustificarsi Koca, “mi si è annebbiata la vista e non mi ricordo cosa ho fatto”.

Sul caso è intervenuto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, grande tifoso: “Il calcio è amicizia e fratellanza. Non permetteremo alla violenza di insinuarsi nel mondo dello sport”, ha avvertito dopo aver telefonato all’arbitro 37enne, ricoverato in ospedale con un trauma cranico e un occhio pesto e sotto choc. Il ministro dell’Interno, Ali Yerlikaya, ha ribadito la linea della tolleranza zero per sradicare la violenza dallo sport in Turchia.

Per il presidente della Fifa, Gianni Infantino, “quanto successo è del tutto inaccettabile, questi episodi non devono trovare posto nel nostro sport e nella nostra società”. “Senza arbitri non c’è calcio”, ha osservato, chiedendo che “la loro sicurezza venga rigorosamente garantita e rispettata”.

Il primo scorcio della stagione calcistica è stato caratterizzato da violenze in molti Paesi europei. In Grecia è appena stato ordinato che tutte le partite della massima serie di calcio siano disputate a porte chiuse fino al 12 febbraio, dopo il ferimento di un poliziotto di 31 anni negli scontri fra tifosi di Olympiakos e Panathinaikos durante una partita di pallavolo. Il 4 dicembre la partita di campionato tra Olympiakos e Volos era stata interrotta per gli scontri sugli spalti.

In Francia nell’ultimo weekend sono state vietate le trasferte per cinque partite di Ligue 1 dopo ripetuti casi di gravi violenze, dall’assalto a Marsiglia al pullman del Lione con il ferimento del suo allenatore, Fabio Grosso, all’uccisione di un tifoso del Nantes prima della partita contro il Nizza.

Lo stop a tutti i campionati di calcio nazionali ha spiazzato i tifosi turchi, tradizionalmente molto caldi. La misura voluta dal governo mira proprio a far capire che azioni come quelle di Koca non saranno più tollerate. Negli ultimi anni la Turchia ha fatto passi avanti per la sicurezza degli stadi e gli incidenti sono diminuiti sensibilmente. Tuttavia si ricordano episodi molto gravi come il lancio di sassi e bottiglie molotov nel deby all’ultima giornata del campionato 2011/2012 tra Galatasaray e Fenerbahce, con più di 150 arresti.

Oppure gli spari dei tifosi del Trabzonspor contro il pullman del Fenerbahce, nel 2015. Nella stagione seguente il match fra le due squadre fu sospeso per scontri sulle tribune e invasione di campo. Sempre nella stagione 2015/2016 il tecnico del Galatasaray, il belga Erik Gerets, fu colpito alla testa da un oggetto scagliato dai supporter del Fenerbahce. 

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