“Mio zio Peppino Impastato, cercatore di verità”

peppino impastato intervista nipote

“Pensare che mio zio fosse più giovane di me quando è stato ucciso mi spinge ancora di più a sentire la responsabilità di portare avanti il suo messaggio. Era un ragazzo che a trent’anni ha dedicato la sua vita ai suoi ideali e questo ti fa sentire piccola”. Luisa Impastato, presidente della “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato”, racconta all’AGI lo zio che non ha mai conosciuto, se non tramite i ricordi della nonna, Felicia.

Peppino Impastato aveva solo trent’anni quando venne ucciso, oggi Luisa – che ha ereditato dal padre Giovanni la responsabilità di “Casa Memoria” – di anni ne ha trentuno, e fino a quando ha potuto li ha passati accanto alla nonna proprio dentro la casa museo. Dalla nonna Felicia, Luisa ha ereditato la passione per la memoria, la determinazione per la ricerca della verità e la ferma dolcezza che la caratterizza. 

“Mia nonna – dice – è stata la voce narrante attraverso cui ho conosciuto Peppino, e ho iniziato così a sentirlo veramente familiare. Crescendo porto avanti la sua memoria non solo per un senso di dovere, ma proprio perché è una passione. Mia nonna non ha dovuto combattere solo contro la mafia, ma anche contro quelli che volevano far credere che Peppino si fosse ucciso o che fosse un terrorista”.

Le iniziative in ricordo di Peppino Impastato, iniziate domenica scorsa, si concluderanno oggi nel quarantesimo anniversario della prima marcia nazionale antimafia che si svolse a Cinisi. “Come ogni anno – spiega Luisa Impastato – prendiamo spunto dal percorso di Peppino. È importante ricordare che il suo impegno non era solo legato alla lotta alla mafia, ma anche per la difesa del territorio e a sostegno delle idee di uguaglianza e giustizia sociale, contro le discriminazioni e le sopraffazioni. In questa direzione si spiega l’invito che abbiamo voluto rivolgere a Mimmo Lucano, portandolo con noi fra i compagni di Peppino nella nostra casa di Cinisi. Peppino per me è in un certo senso irraggiungibile, per il suo spessore culturale e soprattutto per il suo coraggio”.

“Ci sono voluti ventiquattro anni per avere giustizia”, sottolinea la nipote di Impastato. “Io, che sono arrivata nove anni dopo la morte di Peppino – prosegue – ho vissuto gli anni duri della battaglia per avere giustizia. Ricordo bene che mia nonna Felicia all’inizio non voleva costituirsi parte civile perché temeva per la vita di mio padre che, però, insieme a lei, ha deciso di combattere per rendere giustizia a Peppino. E’ stata una scelta coraggiosa quella di mia nonna, anche perché era sposata con un mafioso. Mia nonna ha denunciato da subito Gaetano Badalamenti che abitava a cento passi da casa”.

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Agf

Luisa Impastato

In questa giornata il pensiero di Luisa va anche a Giulio Regeni. “Lui e Peppino sono due persone legate alla ricerca della verità e della giustizia. I familiari di Regeni si impegnano per raggiungere la verità, così come noi abbiamo fatto con mio zio con quel vergognoso depistaggio”.

“Le iniziative di Casa Memoria – ricorda infine Luisa – sono tutte autofinanziate. Abbiamo chiesto a tante Istituzione alcuni contributi ma in pochissimi ci hanno risposto. Ci siamo riusciti comunque grazie ad una raccolta fondi fatta tra la gente che ci sostiene e tramite i social. È a loro che, nel ricordo di Peppino e Felicia, dobbiamo dire grazie. Infondo Peppino è di tutti, proprio per l’amore che riceve ogni giorno nelle centinaia di visite a Casa Memoria a Cinisi”.  

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