“Qui è l’America centrale, in due mesi che sono vescovo ho assistito a tre omicidi”

carabiniere ucciso vescovo 

(Youtube)

Mons. Franco Moscone

“Del Gargano si parla poco, ma la situazione è simile all’America centrale nel rapporto tra popolazione e delitti. In due mesi e mezzo che sono vescovo qui, ho assistito a tre omicidi e un quarto è sfuggito per poco. Senza contare i tre suicidi, l’ultimo proprio in questi giorni”. Lo afferma Mons. Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, commentando all’agenzia dei vescovi Sir l’omicidio di Vincenzo Di Gennaro, il vicecomandante della stazione di Cagnano Varano assassinato in un agguato mentre era di pattuglia con il collega Pasquale Casertano che è rimasto ferito.

Ieri il vescovo non ha trascorso la Domenica delle Palme in cattedrale a Manfredonia ma si è recato a Cagnano Varano, dove ha celebrato nelle due parrocchie e accompagnato la processione che passava esattamente nel luogo in cui è avvenuto l’omicidio. “Ho parlato del grido del Signore e del silenzio, che è negativo quando si trasforma in paura o chiusura di fronte alla realtà”, spiega mons. Moscone. 

“Sul territorio – aggiunge – le istituzioni sono presenti. Che poi funzionino come si dovrebbe, è un altro discorso. Ma questo dipende anche dal fatto che la società civile non le appoggia e non reagisce. Penso soprattutto ai Carabinieri e alle Forze dell’ordine, c’è una presenza come non ne ho vista da altre parti d’Italia”. La nostra arma è il Vangelo – ribadisce mons. Moscone – perché è inutile che aumentiamo le armi. Un signore di 64 anni che va in giro armato, qualche intenzione la cova. Non è una semplice reazione”.

“C’è una mentalità che va modificata. Ogni territorio ha le sue caratteristiche, bisogna avere il senso della realtà e guardarla in faccia. Il Papa ce lo ha chiarito fin dalla prima esortazione apostolica. Dobbiamo partire dalla realtà, anche quando appare negativa, tragica e senza senso”. Questa sera il vescovo tornerà a visitare il carabiniere ferito ricoverato nella Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. 

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