Tutto quello che dovete sapere sui mondiali femminili di calcio

mondiali calcio femminile

ANGELA WEISS / AFP

Il 7 giugno 2019 prende il via l’ottava edizione del Mondiale di calcio femminile, il più ricco della storia per quel che riguarda i premi economici stanziati dalla FIFA. Per la prima volta dopo vent’anni ci sarà anche la Nazionale italiana, guidata dalla ct Milena Bertolini. Le azzurre esordiranno il 9 giugno alle ore 13 contro l’Australia e torneranno in campo il 14 per affrontare la Giamaica, quindi il 18 per sfidare il Brasile, sempre presente ma mai laureatosi campione del Mondo.

La crescita dei premi economici del Mondiale femminile

La storia quasi trentennale dei Mondiali femminili dal 1991 al 2019 è segnata da tanti indicatori in crescita: più giocatrici nel mondo, più squadre che provano a qualificarsi, più squadre che partecipano alla fase finale, più spettatori in televisione. Questo si rispecchia anche nei premi economici, anch’essi sempre più ricchi, che vengono assegnati alle squadre partecipanti.

Quest’anno la FIFA ha dedicato ai premi di partecipazione e piazzamento un budget da record per la manifestazione di 50 milioni di dollari, così suddivisi: 30 milioni saranno riservati ai piazzamenti, 11,5 destinati alla preparazione e alle amichevoli pre-mondiali, 8,5 invece collocati al Club Benefits Programme, ovvero somme di denaro riservate ai club nei quali militano le atlete, come accade già per il calcio maschile. Queste due voci di budget sono introdotti per la prima volta a Francia 2019.

Questi 50 milioni di dollari rappresentano un aumento del 233% rispetto al 2015, quando per il mondiale in Canada i premi in denaro erano di 15 milioni. I premi in denaro sono stati introdotti per il Mondiale di Cina 2007: in quel caso, la cifra totale era di 6,4 milioni. Budget portato a 10 milioni quattro anni dopo, che comprendeva anche un’aggiunta di 75 mila dollari a squadra partecipante.

Quest’anno le campionesse del mondo incasseranno 4 milioni di dollari, mentre arrivare sul podio vorrà dire guadagnare più di 2 milioni. Passare il girone vale 1 milione.

Se si esce subito si viene consolate con 750 mila dollari, oltre ai 1,2 milioni sicuri erogati per la fase di preparazione. Mal che vada, quindi, la campagna azzurra in Francia porterà poco meno di due milioni di dollari. Vincendo, invece, ci si può assicurare 5,2 milioni, senza contare i benefit per i club.

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Come detto sono cifre sempre più rilevanti, soprattutto se paragonate alla storia della competizione e anche ai montepremi di analoghe manifestazioni di altri sport di squadra. Come riportato da uno studio della BBC del 2017, in moltissimi sport – individuali e di squadra – i premi maschili e femminili spesso sono uguali.

Ci sono degli sport invece dove i gap sono decisamente maggiori, sempre a favore degli uomini. Fra questi c’è sicuramente il calcio, non solo per quanto riguarda i Mondiali ma anche per competizioni come la Champions League (dove le cifre sono al rialzo anche rispetto a quanto scritto due anni fa dalla BBC). Altri sport dove il gap è notevole sono il golf, lo snooker, le freccette e anche certe gare del ciclismo, mentre nel tennis i ricchi premi sono uguali per ATP e WTA. 

Limitandosi ai Mondiali di calcio, il confronto tra uomini e donne è estremamente sbilanciato a favore dei maschi, ma è altrettanto vero che il bacino di utenza è fuori scala. Per Russia 2018, la FIFA ha comunicato una stima record di 3 miliardi e mezzo di persone (più di metà della popolazione mondiale) davanti alla tv o ai live streaming FIFA almeno per un minuto nel corso della competizione. Solo per la finale si sono sintonizzati sugli schermi per almeno un minuto di partita 1,1 miliardi di spettatori.

La media degli spettatori nel mondo davanti alla televisione per ciascuna partita dà un’ulteriore chiave di lettura: le partite live di Russia 2018 hanno fatto segnare una media di 191 milioni di spettatori (+2,1% rispetto a Brasile 2014), contro gli 8,4 milioni dell’ultimo mondiale femminile, Canada 2015.

Un movimento in crescita

Il Mondiale di Francia 2019 arriva a conclusione di un quadriennio di grande crescita economica e mediatica per il calcio femminile, soprattutto a livello europeo e italiano. In Spagna è stato registrato il record mondiale di spettatori allo stadio per un match fra due club femminili: 60739 spettatori hanno assistito al Wanda Metropolitano a Atletico Madrid – Barcellona.

In Italia, la Serie A 2018-19 è stata la prima edizione organizzata direttamente sotto l’egida della Federazione Italiana Giuoco Calcio dopo il passaggio del movimento femminile al professionismo (dopo un’estate, quella 2018, travagliata sul piano delle carte bollate) ed è stata la prima edizione con una rilevante copertura mediatica su Sky Sport.

Juventus-Fiorentina, partita decisiva per l’assegnazione dello scudetto del 24 marzo scorso, ha portato allo Stadium 39027 spettatori, record per il calcio femminile italiano.

Per l’occasione la squadra di casa offriva l’ingresso gratis agli spettatori, ma questo non deve essere un argomento per sminuire il risultato: su Sky la partita fece registrare uno share del 2,68%, con 342.628 spettatori medi e un totale di oltre 1 milione di spettatori unici. Numeri che hanno polverizzato i precedenti record televisivi, fatti segnare tutti nell’annata sportiva appena conclusa.

#TimeforAction, il piano UEFA di crescita 2019-2024

Il presidente dell’UEFA, Aleksander Čeferin, ha recentemente annunciato un piano di crescita quinquennale per il calcio femminile che quindi passerà attraverso l’Europeo in Inghilterra nel 2021 e il Mondiale del 2023, edizione con ben 9 paesi a contendersi l’organizzazione.

Un segnale che rafforza ulteriormente la crescita del movimento, che però l’UEFA auspica essere ancora più repentino. I cinque obiettivi 2019-2024 annunciati da Čeferin sono: uno, portare le giocatrici europee a 2,5 milioni contro le 1,25 di oggi; due, cambiare la percezione del calcio femminile nel Vecchio Continente; tre, raddoppiare il valore economico di Europei e Women’s Champions League; quattro, innalzare gli standard del gioco in accordo con le calciatrici e mettendo in atto politiche di salvaguardia delle 55 federazioni affiliate; cinque, raddoppiare la presenza femminile in tutti gli organismi UEFA.

Questa campagna, chiamata #TimeforAction, è sostenuta con forza anche dalla Federcalcio italiana. Già nell’ultimo triennio la UEFA ha aumentato del 50% i fondi di sviluppo del calcio femminile e ha favorito linee di sponsorizzazioni indipendenti dal calcio maschile, in modo da avviare il movimento femminile a una completa autonomia e capacità di generare introiti sempre più rilevanti. 

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