Una ‘stretta di mano’ per trasformare Roma in una capitale ciclabile

roma ciclabile handshake

Cristiano Minichiello / AGF

Una pista ciclabile a Roma

Roma come Amsterdam o Copenaghen. Spostarsi in sicurezza da un monumento ad un altro o, perlomeno, avere a disposizione delle intere aree in cui l’attenzione auna mobilità più smart sia considerata una priorità. Un sogno? Può darsi, ma realizzabile. È questo l’impegno di Roma Capitale con il progetto Handshake, un’occasione per lanciare un’ambiziosa politica di mobilità ciclabile, integrando gli interventi infrastrutturali con quelli regolatori, comunicativi e culturali.

Nell’intraprendere questo cammino, la città collaborerà con le città più avanzate al mondo in materia di ciclabilità urbana, appunto Amsterdam, Copenaghen, Monaco e con altre 10 che stanno assumendo la volontà di diventare future capitali ciclabili, città Europee interessate ad accelerare il percorso di assimilazione delle esperienze quarantennali e delle metodiche utilizzate altrove con successo.

Gestito da Roma Servizi per la Mobilità, Handshake si focalizza sia sulle soluzioni tecniche che hanno consentito ad Amsterdam e Copenaghen di cambiare radicalmente il volto della propria mobilità e l’uso degli spazi urbani, sia sul coinvolgimento attivo, diffuso e prolungato dei principali attori delle comunità locali, e dunque la politica, le strutture amministrative, il mondo del commercio e dell’impresa, e la società civile nelle sue forme associative e non.  Riguardo il progetto abbiamo sentito Francesco Iacorossi, Project Manager di Roma Servizi per la Mobilità.

Quali sono i progetti già approvati per la sostenibilità a Roma?

Di progetti-opere legati alla cosiddetta “mobilità attiva” ce ne sono diversi: nei prossimi 3 anni sono previsti e già finanziati oltre 90 km di interventi a favore della ciclabilità, alcuni esempi sono la Ciclabile Nomentana e Tuscolana ormai quasi pronte, a seguire c’è la ciclabile di via Prenestina di quasi 6 km e anche l’ambizioso Grab di 45 km. A queste opere si andranno ad aggiungere 69 hub multimodali per circa 3000 posti bici che si sommano alle già 200 rastrelliere (2000 posti bici) già installate presso fermate metro, scuole e uffici pubblici.

Velo-city, cos’è e com’è che Roma è stata chiamata per la prima volta a parlare?

Velo-city è il più importante congresso mondiale dedicato alla bicicletta come mezzo di trasporto e di scoperta del territorio, questa edizione, la trentanovesima, si è tenuta a Dublino.  Un evento imperdibile per coloro i quali si occupano di progettare città a misura di bicicletta, di mobilità urbana e di tutti gli aspetti che ruotano attorno al mondo bici. Il tema dell’edizione 2019 di Velo-City è stato “Cycling for the Ages” (la bicicletta per tutte le età). Per la prima volta ha visto un italiano (me) tra i Keynotespeakers a fianco del Vice Sindaco di Parigi, Copenhagen e del Sindaco di Dubino, solo per citarne alcuni. Roma è stata selezionata grazie all’abstract incentrato sul progetto europeo (progetto che curo personalmente per Roma Servizi e che vede Roma tra le 10 future capitali ciclabili) che è stato poi l’ispirazione per la creazione della sessione plenaria 6 chiamata “Partnership&Collaboration” . Nella sessione aperta proprio da Roma ho avuto modo di presentare quello che stiamo facendo in città e l’importanza fondamentale che ricopre la collaborazione tra città, caposaldo proprio di handshake. Con me erano in sessione Brendan O’Brien responsabile dei trasporti per Dublino, Karina Vestergård Vice Sindaco di Copenhagen e Chris Boardmanex olimpionico britannico, nominato Commissario per ciclabilità&pedonalizzazioni per Greater Manchester. Insomma il gotha della ciclabilità assieme a Roma.

Roma agirà sotto il tutoraggio di Amsterdam, una città decisamente diversa. Cosa deve succedere perché queste due realtà si assomiglino un po’ di più?

Roma avrà la fortuna di avere Amsterdam come tutor per tutto l’arco del progetto e avrà come compito quello di guidarci sia sotto il profilo tecnico sia per quello culturale a riconferma del fatto che per diventare una capitale ciclabile non si può non passare per una rivoluzione culturale proprio come avvenuto nella capitale olandese a metà degli anni 60. Chiaramente non abbiamo 40 anni per raggiungere il nostro obiettivo, ma l’aspetto positivo è che ne basterebbero 15. Garantisce Amsterdam! Il ruolo attivo della politica locale però è determinante e di enorme valore simbolico, pertanto gli esponenti dell’Amministrazione Capitolina competenti (tra cui mobilità, ambiente, urbanistica, commercio) sono invitati ad aderire e a farsi portavoce delle attività promosse dal progetto durante i suoi tre anni di vita.

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