“Il carabiniere Cerciello era disarmato, aveva dimenticato la pistola”

Carabiniere ucciso indagini

Emanuele Valeri / AGF 

Gabriele Natale-Hjorth

Mario Cerciello Rega era disarmato quando si è presentato all’appuntamento con Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth “perché aveva dimenticato la pistola” che è stata ritrovata nel suo armadietto. Aveva con sé solo le manette. Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro durante la conferenza stampa per fare il punto sulle indagini dalla morte del vicebrigadiere dei carabinieri ucciso nella notte ila il 26 e il 27 luglio. 

“I due carabinieri intervenuti, Rega e Varriale, non hanno avuto il tempo di tirare fuori le pistole: l’aggressione è stata rapida” ha detto  Gargaro. “Varriale, che invece aveva la pistola, non avrebbe potuto tirarla fuori dopo, perché il soggetto era già in fuga e in quel caso sarebbe stato lui ad avere conseguenze”. 

Da parte sua il procuratore vicario di Roma Michele Prestipino ha assicurato che i due giovani americani fermati con l’accusa di concorso nell’omicidio “sono stati interrogati subito dai magistrati e con tutte le garanzie”.

Sono state ricostruite le tappe del delitto, individuate le tracce, sentite persone, raccolte testimonianze, individuati gli indiziati del delitto e interrogati nel rispetto della legge, con “gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due” americani. E comunque, ha assicurato Prestipino, la procura della Repubblica di Roma indagherà con rigore sulla vicenda della foto che mostra bendato in caserma uno dei due giovani accusati del delitto.

Natale Hjorth è stato a colloquio con il suo difensore prima di essere sentito dai magistrati. Lo ha spiegato il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia. “L’avvocato voleva capire se Hjort avesse intenzione di fare dichiarazioni e così è stato. Noi magistrati abbiamo consentito che i due si parlassero prima e da soli. Abbiamo dato anche la possibilità a Natale-Hjorth e a Elder Lee di dare la loro versione dei fatti che poteva essere anche diversa l’una dall’altra. C’erano i loro avvocati ed era presente anche l’interprete”. “Natale Hjorth non ci ha detto nulla in sede di interrogatorio del fatto che fosse stato bendato prima di essere sentito da noi magistrati” ha aggiunto Prestipino.

Elder Finnegan Lee si era presentato all’appuntamento di via Cesi armato di coltello perché aveva paura, ha spiegato D’Elia che ha chiarito: “Gli abbiamo chiesto se aveva visto se il vicebrigadiere Cerciello Rega fosse armato o no. E lui ha ammesso di non aver visto alcuna arma e neanche che il militare avesse cercato di prenderla. Non ha dato spiegazione del fatto che avesse portato il coltello dagli Usa, ma ha precisato che lo aveva portato all’incontro perché temeva che gli potesse succedere qualcosa”. “Quando gli abbiamo detto che un carabiniere era rimasto ucciso, Natale Hjorth ha chiesto più volte: ‘ma è proprio morto? E’ morto davvero?'” ha aggiunto D’Elia. Finnegan Lee ha “versato qualche lacrima”.

Carabiniere ucciso indagini

Riguardo la cosiddetta ‘versione dei magrebinio’ – la notizia, diffusa in un primo tempo, che i responsabili dell’aggressione fossero due nordafricani – Gargaro ha spiegato che “era stata data da Brugiatelli (l’uomo che aveva denunciato il furto dello zainetto da cui ha avuto origine la catena di eventi, ndr)  che ci ha detto di essere stato raggiunto da ‘due persone di carnagione scura verosimilmente nordafricani’. Brugiatelli ha avuto timore a svelare che conosceva gli autori dell’omicidio. Non voleva essere associato al fatto”. 

Il vicebrigadiere Cerciello Rega “era un servitore dello Stato caduto nell’adempimento del dovere, un dovere duro ma essenziale e determinante per garantire l’esistenza dello Stato e assicurare il rispetto della legge sempre e comunque” ha detto Prestipino aprendo la conferenza stampa organizzata presso il comando provinciale dei carabinieri per fare il punto delle indagini sulla morte del militare e sull’arresto di due 19enne californiani.

“E’ caduto un uomo – ha detto ancora Prestipino parlando di Cerciello Rega – al quale va la nostra riconoscenza e il nostro rispetto. Era uno dei tanti carabinieri che lavorava in silenzio a prezzo di grandi sacrifici, orgoglioso della divisa che indossava e del lavoro che quotidianamente svolgeva”. La morte del vicebrigadiere è una “perdita insanabile, un vuoto incolmabile, rimane l’esempio che ci deve guidare. L’omicidio resta un fatto drammatico e ineliminabile”. 

“Nell’inchiesta per l’omicidio del vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega “ci sono ancora aspetti da approfondire” ha aggiunto Prestipino.

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