Migranti, altri sbarchi e fughe in Sicilia. Musumeci: “Hot spot focolai. È delitto di Stato” 

AGI – In attesa dell’esercito, ‘truppe’ di migranti continuano a bucare le trincee fragili dei centri di accoglienza siciliani. Questa volta l’ennesima fuga di massa ha travolto i controlli della struttura di Siculiana, in provincia di Agrigento. Trenta, c’è chi dice quaranta, coloro che si sono dileguati, impegnando le forze dell’ordine nelle ricerche.

Il sindaco Leonardo Lauricella, che ha scritto una lettera al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, scandisce le parole: “Questo episodio ancora una volta ha allarmato la popolazione creando scene di panico che si sono tramutate in decine di segnalazioni e richieste di intervento. Restano inadeguate le azioni di controllo sul territorio”.

Nessuna tregua a Lampedusa, teatro di una quindicina di sbarchi di notte e di giorno, uomini, donne, bambini, anche alcune persone affette da paralisi nella speranza di essere curate, persino un gattino… e il cui hotspot è arrivato a contenere 1.100 persone, dieci volte la capienza limite. Approdi anche nel Ragusano. Mentre nell’hotspot di Pozzallo i positivi al coronavirus sono saliti a 17 e uno è stato individuato a Lampedusa.

Non solo Sicilia. Dall’Algeria il flusso di migranti in arrivo sulle coste del Sud Sardegna è continuo da giorni, complice il mare calmo e le condizioni meteo favorevoli alla breve traversata su piccole imbarcazioni.

“L’Ue deve dare una risposta a questa crisi, soprattutto in una fase in cui c’è un rischio sanitario altissimo con la pandemia. Ci aspettiamo che la redistribuzione dei migranti riparta subito. Ci aspettiamo che Bruxelles rispetti i patti”, ha scritto su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Ci vuole piu’ protagonismo dell’Europa, bisogna aprire con la stessa determinazione del Recovery Fund questo capitolo, no a una immigrazione irregolare, bisogna regolare i flussi”, secondo il leader del Pd, Nicola Zingaretti, intervenuto a SkyTg24.

Il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, oggi pomeriggio sentito dal Comitato parlamentare Schengen, ha parlato di “grave emergenza”, con “una tensione sociale e una paura che crescono giorno dopo giorno“, a fronte di una risposta dello Stato “che offre l’immagine di evidenti approssimazione, superficialità e impotenza”.

L’arrivo di migliaia di migranti, ha argomentato Musumeci, era previsto da mesi, quindi c’era tutto il tempo per fronteggiarlo. “Invece ancora oggi si vive alla giornata”. E non c’e’ un protocollo “che metta insieme le competenze dello Stato e quelle della Regione. Senza il sistema sanitario regionale, pur fortemente provato dall’emergenza Covid, lo Stato non sarebbe in grado di accertare le reali condizioni di salute dei migranti al momento dello sbarco”. Insomma, il fenomeno appare fuori ogni controllo”.

Di più: gli hotspot siciliani di Lampedusa, Messina e Pozzallo “sono inadeguati in queste condizioni che sono rese eccezionali anche dall’emergenza coronavirus. Un quadro che alimenta il rischio di dare vita a focolai di infezione. Ed e’ un delitto di Stato il fatto che le norme e regole di sicurezza che vengono disposte per tutti, non trovino applicazione per questi poveri disgraziati”.

Musumeci chiede a Roma “maggiore presenza. Ponti aerei per trasferire velocemente i migranti verso altre destinazioni sicure, in Italia, ma anche all’estero, affinché questa Europa cinica che si gira sempre dall’altra parte, guardi finalmente al Mediterraneo. Chiediamo che le forze armate collaborino con le forze dell’ordine che non ce la fanno più. La Sicilia non puo’ farsi carico di tutto questo. La pazienza sta finendo”. Cosi’, il presidente dell’organismo, Eugenio Zoffili, ha annunciato una nuova missione in Sicilia.

“Il tema del salvataggio in mare è un tema europeo”, ha ribadito Filippo Grandi, Alto Commissario dell’Unhcr, il giorno dopo la notizia dell’uccisione di tre sudanesi da parte della Guardia costiera libica. Nel suo nuovo rapporto, l’agenzia Onu per i rifugiati sottolinea che ogni anno migliaia di rifugiati e migranti subiscono gravi violazioni dei diritti umani e muoiono da invisibili sia in Libia che lungo le rotte percorse dall’Africa occidentale e orientale per raggiungere le coste nordafricane del Mediterraneo.

Per molti dei migranti africani “la Libia e’ la tappa finale di un viaggio già caratterizzato da abusi raccapriccianti, quali esecuzioni sommarie, torture, lavori forzati, pestaggi”. Qui sono esposti “al rischio di subire ulteriori abusi, diventando vittime collaterali della guerra civile in corso e della fragilita’ dello Stato di diritto”. 

Post simili: