Nessuno spazio per le polemiche al funerale del vicebrigadiere Cerciello

funerale Cerciello

Simona Zappulla / Agi

Il funerale di Mario Cerciello Rega

Lacrime, applausi, palloncini bianchi e lunghissimi silenzi. Così Somma Vesuviana ha dato l’ultimo addio a Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere dei carabinieri ucciso a Roma con 11 coltellate la notte tra giovedì 25 e venerdi’ 26 luglio.

La folla – oltre un migliaio di persone – rende omaggio al giovane 35enne. E’ giorno di lutto e non c’è spazio per le polemiche. Anche se Giovanni Nistri, comandante generale dell’Arma, nel suo saluto pronunciato in chiesa non esita a chiedere “rispetto e riconoscenza” sostenendo che sono “legittimi tutti i dibattiti, ma oggi teniamoli fuori, e i toni e i modi facciamo che non siano la dodicesima coltellata”.

Ai funerali di Rega, nella chiesa di Santa Croce, ci sono rappresentanti delle istituzioni: per il governo i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il ministro della Difesa Elisabetta Trenta e quello dell’Ambiente Sergio Costa, generale dei carabinieri forestali.

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Simona Zappulla / Agi

Il funerale di Mario Cerciello Rega 

Non c’è il presidente del consiglio Giuseppe Conte, che domenica si è trattenuto per un’ora alla camera ardente, mentre il capo dello Stato Sergio Mattarella ha inviato una corona di fiori. Presenti anche il presidente della Camera Roberto Fico, il sindaco della Capitale, Virginia Raggi, e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Salvini ha evitato le telecamere e i giornalisti, rinunciando a polemiche politiche, e ha stretto molte mani. Qualcuno alla fine gli ha urlato “Vai Salvini, fai giustizia”. Di Maio e Fico invece sono entrati da un ingresso laterale, evitando anche loro commenti, lasciati poi ai social.

“E’ un momento di profondo dolore – scrive Di Maio su Fb – rendiamo grazie al sacrificio di questo giovane uomo, servitore dello Stato, servitore di tutti noi. Ciao Mario, grazie per il tuo insegnamento. Siamo e staremo sempre vicini alla tua famiglia”.

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Simona Zappulla / Agi

Il funerale di Mario Cerciello Rega

Il feretro arriva nella città natale di Mario Cerciello Rega alle 12 e la folla, che già ha riempito la chiesa (tanto che per motivi di sicurezza a un certo punto diventa off limits), in attesa in commosso silenzio, l’accoglie con diversi e lunghi applausi. La bara è avvolta dal tricolore, sopra ci sono tutti i simboli delle sue passioni: il berretto e la sciabola da carabiniere, un fascio di fiori bianchi, la maglia del Napoli di Insigne, alcune foto di momenti felici con la moglie Rosa Maria che segue in lacrime il feretro.

Una grande foto ritratto di Mario in alta uniforme che alla fine la moglie solleverà gridando alla folla “Bello eh”. Al suo arrivo, i tre squilli di tromba del silenzio fuori ordinanza dell’Arma e i rintocchi delle campane. Accanto alla moglie ci sono la madre, Silvia, i fratelli Paolo e Lucia, e gli altri familiari.

A celebrare l’omelia è stato l’arcivescovo ordinario militare per l’Italia, Santo Marcianò, che oltre a ricordare i valori incarnati dal giovane carabiniere, nel suo ruolo in divisa ma anche nelle sue azioni di volontariato, ha parlato di morte “ingiusta” chiedendo “che venga fatta giustizia e che eventi come questo non accadano più”.

Quindi, ha ammonito: “Basta! Basta piangere servitori dello Stato, giovani figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita“. E ha spiegato che deve “risorgere il senso della giustizia, della legalità, del dovere e della fraternità a partire dagli uomini delle istituzioni, chiamati a riscoprire l’alto senso etico della propria responsabilità, rifuggendo politiche di interessi, conflitti e corruzione, e perseguendo le autentiche priorità del proprio impegno a servizio alla città dell’uomo”.

Quindi, il monito: “Non è nostro compito dire se servano leggi più rigide o soltanto leggi piu’ giuste, ma una cosa osiamo chiedervela, metteteci il cuore. Fate anche voi – ha sottolineato l’arcivescovo rivolgendosi ai rappresentanti delle istituzioni – della vita degli altri il senso della vostra vita, consapevoli che quanto operate o non operate è rivolto a uomini concreti: a cittadini e stranieri, a uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine, ai quali non possiamo non rinnovare il grazie e l’incoraggiamento della Chiesa e della gente! E se voi, responsabili della cosa pubblica, e tutti noi sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgera’”.

Con la voce rotta dall’emozione Rosa Maria legge la preghiera della moglie del carabiniere e poi rinnova la promessa pronunciata appena 45 giorni fa nella stessa chiesa sullo stesso altare. “Prometto di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita” dice, scatenando l’applauso e le lacrime di quanti si ritrovano intorno al feretro.

Piangono i familiari e le lacrime sono anche sui volti tirati dei carabinieri di picchetto e degli ufficiali all’interno della chiesa. E la commozione è palpabile anche all’esterno nella piazza. All’uscita qualcuno libera tanti palloncini bianchi alcuni legati a un piccolo tricolore. Spunta uno striscione con la foto di Mario in divisa e sorridente: ‘Mario uno di noi’ , c’è scritto. E il corteo funebre con i soli familiari più stretti si appresta a raggiungere il cimitero di Somma Vesuviana, dove il vice brigadiere sarà sepolto. 

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