“Vi racconto il mio volo giù dal ponte Morandi”. Davide, un sopravvissuto

Genova testimonianza crollo ponte Morandi

 Foto Facebook/Davide Capello

Sono le 11:56 di martedì 14 agosto ed è in corso un violento nubifragio quando crolla, improvvisamente, una sezione di 200 metri del viadotto dell’Autostrada A10 che attraversa il torrente Polcevera tra i quartieri ​Sampierdarena e Cornigliano, a Genova.

E’ una tragedia di immani dimensioni: oltre 30 veicoli inghiottiti nel vuoto e travolti da tonnellate di cemento armato. Le vittime sono 43, ma oggi, a distanza di due mesi, a far rabbrividire non è solo il numero di morti e feriti (14), ma anche i racconti di chi quella tragedia l’ha vissuta in prima persona.

Come accade per ogni tragedia, ci sono storie di miracoli accanto a quelle di chi ha perso la vita. E’ il caso di Davide Capello, pompiere che si trovava sul ponte al momento del crollo. Viaggiava da solo nella propria vettura, quando è stato risucchiato nel vuoto per 30 metri ed è uscito miracolosamente illeso dall’impatto. Davide ha raccontato la sua storia all’Agi.

“Prima ho sentito un rumore, poi è crollato tutto. Stavo andando a Genova, ero sul ponte quando la strada davanti a me ha iniziato a crollare. Ho visto le macchine che mi precedevano precipitare nel vuoto e immediatamente dopo sono precipitato anch’io. Ho fatto trenta metri di volo e poi l’auto si è incastrata in un intercapedine tra l’asfalto e i supporti di cemento attutendo il colpo. È incredibile, ne sono uscito praticamente illeso”. 

Genova testimonianza crollo ponte Morandi

 Afp

 Ponte Morandi, Genova

Un miracolo, destino o solo fortuna. Davide non sa trovare una spiegazione: “E’ assurdo, tutto assurdo. Non è possibile che possa crollare un ponte dei quell’importanza, è un’esperienza che mi accompagnerà per tutta la vita”. La vita è cambiata “Oggi mi sento meglio, sto cercando di ritrovare un pò di serenità. Cerco di reagire ma le immagini di quei momenti mi hanno segnato a vita”.

Leggi anche: Così si corrode il calcestruzzo di migliaia di ponti italiani costruiti come il Morandi

Dopo lo schianto, “quando ho capito d’essere ancora vivo, ho cercato invano il cellulare ma il vivavoce bluetooth della macchina funzionava ancora. Ho chiamato subito i soccorsi, poi la mia ragazza e mio padre. Volevo salutarli, non sapevo se sarei uscito vivo da quell’inferno. Inizialmente non riuscivano a credere al mio racconto, è stata una conversazione surreale. Sarò rimasto in auto per una ventina di minuti, poi ho sentito le voci di due poliziotti che però non sono riusciti a raggiungermi. Mi sono fatto coraggio ed ho iniziato a scavare con tutta la forza che avevo nelle mani per uscire da quella montagna di macerie. Mi sono salvato”.

Leggi anche: I ponti italiani a rischio stabilità. Una mappa

A seguito della caduta il giovane, ha riportato “solo” uno schiacciamento della colonna cervicale e due ernie lombali espulse, ma il suo cuore e la sua mente hanno subito una ferita ancora non rimarginata: “Mi sto facendo aiutare per uscire dall’ incubo. Ho problemi legati al sonno”. Dorme poco, ma lotta per venirne fuori. 

Leggi anche: Il progetto di Renzo Piano per ricostruire il ponte di Genova

Davide si commuove quando pensa alle vittime: c’è un ricordo peggiore del crollo del ponte. “Il giorno più brutto della mia vita è stato quello dei funerali. Pensare al dolore di tutti i parenti delle vittime è straziante”

Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it

Post simili: