La vita e la morte di Emanuele Severino 

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Una filosofia della risposta. Non c’è miglior definizione per sintetizzare il pensiero di Emanuele Severino, nato a Brescia il 26 febbraio 1929 e scomparso lo scorso 17 gennaio. Il suo pensiero può essere considerato un costante tentativo di rifissare quei paletti filosofici fatti saltare da Martin Heidegger.

Non è un caso, infatti, che Severino si sia occupato del filosofo tedesco già nella sua tesi di laurea all’Università di Pavia nel 1950. A causa della mancanza di soluzione ai problemi posti, Heidegger viene considerato come il pensatore che più sistematicamente ha declinato la filosofia come modalità interrogativa del pensiero. Tanto che dopo di lui si parla di “pensiero debole”. La ricerca filosofica di Severino, invece, ha cercato fin dall’inizio di indicare il contesto in cui la problematicità heideggeriana poteva non restare in sospeso.

Il filosofo italiano si è a lungo interrogato sull’essere. Il divenire non esiste perché prevede un ‘non essere’ prima e dopo l’essere. Dunque l’ente è eterno, non nasce e non finirà nel nulla. “La negazione del divenire scaturisce immediatamente dall’autentico principio di Parmenide: l’essere è. Se l’essere diviene – se il positivo sopraggiunge – l’essere, prima di sopraggiungere, non era: ed è appunto questo l’assurdo, o è appunto questa la definizione dell’assurdo: che l’essere non sia. […]. Tutto è necessario, allora”, scriveva già nel 1956 nel saggio “La metafisica classica e Aristotele”.

A un anno alla laurea, Severino è già docente di filosofia teoretica e dal 1954 al 1969 arriva all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il suo pensiero è in forte conflitto con la dottrina ufficiale della Chiesa che nel 1969 proclama ufficialmente l’insanabile opposizione tra il pensiero di Severino e il pensiero cattolico.

Andato via da Milano, Severino va a insegnare all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove è tra i fondatori della Facoltà di Lettere e Filosofia. Nel 2005 l’Università Ca’ Foscari di Venezia lo aveva proclamato Professore emerito. Accademico dei Lincei e Cavaliere di Gran Croce, per decenni è stato firma del Corriere della Sera.

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